Presentazione
Questa vellutata fa parte dei miei esercizi di focalizzazione, cucinarla serve per essere presente a me stessa. I porri vanno affettati sottilmente, fatti cuocere all’inizio con poco olio e sale fino a che non si ammorbidiscono, facendo in modo che non brucino. Non avete idea di quanti piatti al limite tra il caramellato e il bruciato ho fatto mangiare a Tommaso negli ultimi mesi, era arrivato il momento di mettere un freno a questa tendenza!
Ci ho messo del tempo a abituarmi alle vellutate. Per abitudine familiare, gli unici piatti che più si avvicinassero alla consistenza di una vellutata sono stati per anni soltanto la minestra di verdura, rigorosamente passata perché mamma non ha mai potuto sopportare i pezzettini di verdura nel brodo, e il passato di fagioli con i tubettini. Basta. Qualsiasi altro piatto richiedeva una masticazione impegnativa, sia che fosse pasta, riso o un piatto di carne e pesce con la verdura.
Eppure adesso una vellutata bollente, servita in una ciotola che sembra fatta apposta per essere abbracciata con le mani, è tutto quello di cui sento di aver bisogno alla fine di una giornata fredda passata a lavorare, dopo un’incursione in giardino per potare la verbena per l’inverno o alla fine di una passeggiata sul mare, dopo che il vento ti ha spettinato capelli e pensieri. Il mare d’inverno, che bella abitudine da coltivare…